A scuola non ci voglio andare


non voglio ndare a scuola
ShareTweet about this on TwitterPin on PinterestShare on Facebook

Cara mamma…

lo so che la mattina specialmente il lunedì fai tanta ma tanta fatica a portare tuo figlio a scuola… anche perché lui comincia dalla domenica sera a dire che a scuola non ci vuole andare. Eh sì che i cambiamenti ci sono stati, il Covid ci ha reso tutto più complicato, e sia perché a settembre è stato un ricominciare quasi da zero più che un rientro soft dopo le vacanze, sia perché lo stesso mostro verde ci ha abituato a stare tanto tempo in casa e in famiglia e con i genitori molto più presenti e ora pretende che tutto, almeno nei ritmi, sia tornato tale e quale a prima. E’ così anche per gli adulti no? Tutto è ripartito a velocità massima fregandosene della lentezza e dei ritmi da lock down, per cui le ore di lavoro se possibile si sono moltiplicate…beh che dire, è grassa se dalle 8 del mattino vostro figlio lo rivedete dopo 12 ore, magari anche 14 perché una sacrosanta ora di palestra o una cena con un amica che ci farà stare bene peri il resto della settimana ci va e ci vuole senza sensi di colpa, ma è chiaro che non potremo fare davvero troppo tardi perché il martedì mattina saremo di nuovo in trincea e serviranno energie, fisiche e mentali per accompagnare il bambino a scuola.

 

Consigli e riflessioni:

Detto che i miracoli non li facciamo, qualche consiglio e riflessione e pensiero basato sull’esperienza però proviamo a dirvelo.

  1.  se la fiducia nella scuola e nella maestra c’è andiamo oltre. Altrimenti restiamo ferme un turno e analizziamo bene la cosa, magari con qualche colloquio in più con gli adulti di riferimento.
  2. Una volta che siete riuscite a lasciare il bambino a scuola, anche se tra urla e pianti non avete capito bene l’orario di uscita ancora provvisorio, fatevi forza e tenete la concentrazione per osservare il suo atteggiamento, comportamento, stato d’animo all’uscita: se manifesta disagio o malumore, beh, ritornate al punto 1 e chiedete un confronto con chi ci ci ha passato tutto il giorno e potrete insieme trovare una soluzione per aiutarlo. Se all’uscita invece è sereno, tranquillo e non manifesta alcuna punta di malessere, beh allora possiamo cominciare a parlare di quanto vorrei provare a dirvi proprio con questo post e allora andiamo al punto 3:
  3. forse è voi che non vuole lasciare la mattina, forse è con voi che vorrebbe stare, giocare, leggere, saltare, parlare, cucinare, annusarvi, guardare un cartone animato e davvero quel distacco fisico al mattino non può che essere molto molto pesante da sopportare, tanto da meritare tutta la propria ostinazione.  Quindi si traduce in lacrime, atteggiamenti di chiusura, di opposizione, a volte botte rivolte proprio verso di voi. Sembra assurdo vero? E’ con voi che vogliono stare ma sono anche arrabbiati con voi…aiuto…ci vorrebbe uno bravo che davvero sappia come aiutarci in questa storia.

Il più delle volte l’intervento di una persona esterna a questa diade riesce a interrompere il sortilegio e nello specifico ecco che la maestra, come per incanto, armata di sorriso e mano tesa con l’aggiunta della parola magica”dai andiamo!” intonata con voce dolce e sicura…TAC riesce dove la mamma per ore ha fallito. E mettiamoci anche un po’ di rabbia in tutto questo, eh ci sta… però dai anche un “menomale” che un ritardo ancora a lavoro sarebbe difficile da giustificare… e allora via, un ripasso di rossetto (ah no, abbiamo la mascherina!) e via verso una nuova giornata di lavoro.

 

Arrivare “sazi” al momento del distacco:

Che poi alla fine anche voi forse avreste preferito giocare, leggere, saltare, parlare, cucinare, annusarvi, guardare un cartone animato con il vostro bambino…e potete ben capire che quel distacco fisico al mattino non può che essere molto molto pesante da sopportare anche per voi. Un buon trucco che io conosco è quello di arrivare sazi ai momenti del distacco: arrivare sazi di baci, di coccole, di solletico, di mano nella mano, di bagni caldi, di carezze, di sguardi occhi negli occhi.

-”Dopo, quando ti vengo a prendere andremo insieme a fare merenda.”

-”Dopo, quando ci vediamo a casa stasera (dopo la tata, l’ora di palestra e un salto al supermercato) guarderemo sul divano io e te abbracciati i cartoni prima di andare a dormire.”

-”Dopo, quando verra il babbo a prenderti andrete insieme dalla nonna. Ti aspetta e io le ho lasciato un mio bacio da darti: torno tardi stasera ma verrò a darti un bacio della buona notte e te ne accorgerai perché spengerò la luce sul tuo comodino.”

A volte, davvero basta questo. Vuol dire che non è un disagio, che il problema non è a scuola, o la scuola in generale ma ciò che essa rappresenta, ovvero il luogo dove i bambini passano molto tempo senza i genitori. Impareranno con la vostra calma nel cuore, il vostro sentirsi pensati e attesi, che tutte le esperienze di crescita, i giochi, gli amici, le maestre saranno per loro grandi occasioni di crescita e di divertimento e di conquiste dell’autonomia, impareranno a capire che provate interesse per le loro esperienze, i loro di segni, le loro avventure, le loro amicizie, perché la scuola, lo sappiamo bene, non è affatto solo un parcheggio ma il luogo di crescita per eccellenza. Ma devono arrivarci sazi.

“Non voglio andare a scuola”

Vi indico due libri, che hanno lo stesso titolo “Non voglio andare a scuola” di Pellai, Tamborini   e Non voglio andare a scuola” di Blake, un cartonato semplice ma efficace con i piccolissimi, se vi va di approfondire.

E se avete necessità di un confronto personale, ci sono. Irene, pedagogista.

non voglio andare a scuola pellai   non voglio andare a scuola

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *