Bambini digitali e il gioco simbolico in vivaVoce


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bambini digitali

bambini digitali

Niente a che vedere con  quelli della nostra generazione, che per telefonare alla mamma dall’asilo usavano  il telefono della Chicco con il filo e i numeri in cerchio, il filo era sempre troppo corto per telefonare in piedi, quindi dovevamo sederci e una volta incastrate e scastrate le dita dai buchi dei numeri,  potevamo iniziare a parlare e fantasticare.

I bambini digitali sono i bambini di questa epoca, quelli dell’iPhone 6.

Facciamo l’elenco: tablet, smartphone, console, videogame, touchscreen, computer…tutti strumenti che i bambini sanno usare con  estrema facilità e intuizione.

I bambini di oggi, toccano una icona sull’iPhone giocattolo corrispondente al contatto “Mamma” e iniziano la conversazione in vivaVoce mentre gironzolano per la stanza attratti (o distratti) da altri giochi…meno lentezza, più azioni insieme.

Naturale fare paragoni e mescolare i ricordi alle riflessioni.

Io a 5 anni l’unica parola che conoscevo che iniziava con App era App-arecchiare.

Dai 6 anni in su, sopratutto: imparando a contare potevo preparare le posate da portare in sala pranzo e divertirmi a giocare con i tovaglioli come se fossero origami.

I bambini di oggi sanno fare questo e molto altro: accendere, spegnere, mettere la vibrazione, regolare la luminosità di uno schermo, utilizzare le cuffie, giocare alla console, inviare messaggi, usare le faccine delle emoticon e sopratutto sanno stare a tavola per molto più tempo di quanto riuscivo a starci io.

Avessi avuto un play da attivare su un tablet sicuramente  avrei stupito anche io i miei genitori della mia capacità di stare seduta a lungo. Si sa a volte questi oggetti sono intrattenitori efficienti per i bambini…. ma sopratutto quando sono usati consciamente si rivelano dei veri e propri mezzi di APPRENDIMENTO.

touched by the child

memoria visiva

Vediamo perché:

prediligendo la modalità visiva i bambini digitali hanno l’opportunità fin da piccoli di allenare la loro mente proprio utilizzando il linguaggio principe della memoria, che si basa sulle immagini.

Ignari della lingua parlata e scritta, quando nasciamo, iniziamo a conoscere il mondo che ci circonda per immagini, vero linguaggio universale: cambiando  il modo di denominare un oggetto in base alla lingua madre il messaggio che riceviamo guardando la stessa foto è identico per ciascuna persona. La memoria visiva è infatti riconosciuta dagli studi del settore come quella dominate rispetto a quella uditiva, cinestetica e olfattiva.

Facile e utile da leggere a questo proposito è

Il segreto di una memoria prodigiosa, di Matteo Salvo, edito da Gribaudo è un testo ricco di esempi e tecniche basate sull’uso di immagini e sulle opportunità di crescita e allenamento per sfruttare al meglio le nostre risorse.

Dunque la ricchezza di questa epoca, dei bambini digitali è quella di poter far andare a braccetto le esperienze digitali e manuali, (un pò come nelle macchine fotografiche Bridge…)

“Sporcarsi le mani dopo aver visto (e memorizzato) come si fa” l’importanza del FARE, l’esperienza manipolativa e sensoriale rappresenta un punto di forza della conoscenza e dell’apprendimento, basti pensare alla pedagogia montessoriana che ci invita ad utilizzare la mano, la protesi della mente, la sua manifestazione esterna, per fissare i processi mentali attraverso l’agire.

Servirsi del conoscere e del vedere e del cercare (search…avete presente l’immagine della lente di ingrandimento?)  del memorizzare per creare occasioni di esperienze concrete: come cercare disegni da colorare, mete da raggiungere, regali da suggerire a Babbo Natale, ricette da sperimentare, istruzioni su come costruire un orto sul terrazzo.

Allora sì che saranno dei fortunatissimi ed allenatissimi bambini digitali.

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