Avete presente una casa nel bosco ... un pò come nelle fiabe che leggiamo ai…
Ce lo avevo prima io!
Quante volte succede che i bambini ci chiedano di fare da arbitro tra i due (o tre) di loro durante un litigio?
Talvolta lil pensiero di avere per loro una soluzione ci fa intervenire, dando loro la prospettiva che il nostro intervento di aiuto sia indispensabile a ristabilire l’ordine.
Ordine di cui i bambini in realtà non subiscono il fascino allo stesso modo in cui lo subiamo noi. Loro hanno bisogno di quel “disordine” di quel bisticci per crescere.
Il rischio dell’intervento dell’adulto allora diventa un non-esercizio per i bambini che di fronte al prossimo oggetto conteso di nuovo interpelleranno l’adulto per chiedere una soluzione senza provare da soli a trovarla, se questo è ciò a cui li abituiamo.
Come possiamo fare?
1. Prima di tutto ascoltare: chiedere come sono andate le cose, cosa è successo, perchè l’oggetto risulta indispensabile.
2. Dare importanza ai desideri dei bambini: le loro lacrime, tra la bizza e il desiderio, ci dicono che davvero quell’oggetto per loro in quel momento è importante e che lo vogliono a tutti i costi. Spesso battono i piedi in terra!
3. Far capire, raccontandolo che tutti e due (o tre) i bambini in quel momento vogliono quell’oggetto esattamente quanto l’altro, tanto che possono arrivare a strapparlo di mano. Così li mettiamo davanti al loro stesso sentimento: apriamo in loro la possibilità di riflettere sul loro pensiero e di fare spazio a quello dell’altro.
4. Cercare con loro una soluzione: “che ne dici se lo tenete un pò per uno? ” ” potreste fare così: lo tiene ancora G. per un pochino, poi tra poco lo darà a te, nel frattempo tu puoi fare questo…o cos’altro?”
5. Insegnargli a chiedere scusa, facilitando l’empatia.
Cercate di fare sempre di insegnare ai bambini a pensare, dandogli la possibilità di vedere oltre quell’oggetto, di attivare il loro pensiero.
Tempo e pazienza
Così cresceranno, imparando a dialogare con le loro emozioni, senza farsene sovrastare. Avranno bisogno di noi adulti, dunque, per imparare a gestire la loro rabbia, la loro smania del desiderio, l’attesa. Questo richiede tempo e pazienza. Abbastanza poco tempo ma tanta pazienza, sopratutto le prime volte. Poi i bambini, grazie al nostro esserci, al nostro ascolto, al nostro impegno nel suggerirgli le possibile soluzioni, saranno capaci di attivare i loro processi cognitivi fino a fare da soli, cercando il loro modo, la loro soluzione, dentro alla relazione con l’altro. E quella sarà LA soluzione. Quella opportuna, quella condivisa con l’altro bambino, quella capace di farli andare d’accordo. Nessuno garantisce che sia facile. Ma possibile sì.