Contenimento emotivo


Dentro alla relazione
foto da instagram di mama_endo
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Contenimento emotivo.  Cioè?

Il contenimento può esistere esclusivamente all’interno di una relazione significativa e il ruolo dell’adulto è quello di persona consapevole di ciò che si sta compiendo all’interno di questo rapporto.

Winnicott, per designare tale evento, usa il termine holding, affermando che la madre è per il bambino l’ambiente che contribuisce al suo sviluppo attraverso il contenimento delle braccia, delle mani, del corpo, che favorisce una sensazione empatica, pervasiva, tale da divenire il sentimento fondamentale di essere compreso emozionalmente, tenuto insieme: Il bambino piccolo cade a pezzi se non viene tenuto insieme e, in queste fasi, le cure fisiche sono cure psicologiche (I bambini e le loro madri, 1987).

Anche in età più avanzata la  necessità di contenimento arriva principalmente nel momento del bisogno, bisogno che ogni bambino esprime con i mezzi che ha a disposizione in quel momento: un capriccio, una sfida, un rifiuto, un pianto, delle urla. Tutti atti che producono una crisi quando si scontrano con la fermezza dell’adulto.

Ogni crisi dunque contiene un bisogno. Esistono bisogni che, se non vengono compresi e considerati, possono gonfiarsi fino ad esplodere, possono trasformarsi in mille atteggiamenti e far diventare il bambino quel piccolo tiranno capace di tenere in scacco genitori e adulti che gli stanno vicino.

foto da instagram di mama_endo

Spesso i bisogni  si travestono da capricci e da sfide giocate nei confronti dell’adulto, poiché sfidare l’adulto è fondamentale per ogni bambino: significa imparare ad affermare se stesso, iniziare a capire fin dove si può arrivare, quali sono i propri limiti e le proprie capacità.

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Il bisogno semplice e allo stesso tempo estremo di ogni bambino è quello di sentire che il suo Qualcuno di riferimento in quell’istante ha la situazione sotto controllo, ha la consapevolezza di sapere cosa è giusto e necessario per LUI, anche se va contro il suo stesso (apparente) volere.

Niente di più. Riuscire a trasmettere la sensazione che si ha chiaro ciò che è giusto in quell’istante, toglie al bambino la responsabilità della gestione della situazione e gli permette di viversi la crisi e, al contempo, di riemergerne.

contenimento

Quando l’adulto riesce a trasmettere questa sicurezza è come se stesse offrendo al bambino uno spazio con degli argini, dei confini entro cui esprimersi ma non disperdersi e quindi non protrarre all’infinito un comportamento o uno stato emotivo negativo.

Lo spazio che si concede al bambino è protetto, è gestito dall’adulto, è tenuto insieme dall’adulto, che è in grado anche di percepire se quello spazio va delimitato da un abbraccio, o se è preferibile la presenza consapevole ed empatica per permettere una risalita autonoma dalla crisi.

Spesso infatti è proprio il bisogno di sentire che, se si supera una certa soglia, c’è qualcuno lì pronto, sempre, a impedirlo.

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Senza argini, senza confini, senza pelle, non si esiste. Ci si disperde. Senza sofferenza non si conosce la frustrazione e non si apprende la capacità di sopportarla. Ogni bambino, quando scopre di riuscire a sopportare una frustrazione diventa un pò più grande, compie un passo avanti nel suo percorso di crescita.

Questo succede quando un genitore offre al proprio bimbo questo spazio-luogo mentale, emotivo, sensoriale in cui può davvero esistere un contenimento affettivo. Che non è una punizione, che non è permettere ogni cosa per sfiancamento, che non è un semplice abbraccio come fosse una coccola, è uno spazio di consapevolezza e integrità dell’adulto.

Dott.ssa Irene Martini, Pedagogista Clinico 

 

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