Prendiamoci del tempo e organizziamoci.Vi proponiamo 5 idee (ascoltare, leggere, viaggiare, cucinare, guardare) e vi indichiamo 5…
o “cosa dovrebbe restare”
il tempo condizionale è spesso accompagnato da un “SE”
che ne fa sentire tutta l’insicurezza, la condizione.
Si perché questo “quel che resta” è fortemente condizionato da tanti fattori.
Fattori poco quantificabili ma di gran lunga palpabili se si parla di sensazioni
Vediamo se in poche righe riusciamo a darne un’idea:
- Una persona può rivolgersi allo psicologo per tanti motivi poiché i campi di applicazione della psicologia sono molti e non solo clinici. Spesso però ci si rivolge allo psicologo perché si sta vivendo un disagio interiore con il quale non si trova pace né soluzione.
- Scegliere da quale psicologo andare non è facile…. così spesso ci si affida al consiglio di un amico fidato o del medico di base. Ricordiamoci però che persone diverse potrebbero avere percezioni molto differenti dello stesso professionista. Ciò accade perché ognuno è diverso e affronta il colloquio con aspettative e sentimenti differenti.
Una volta scelto lo psicologo
accertiamoci che sia iscritto all’Ordine degli Psicologi
e in più, se lo specialista dichiara di essere anche psicoterapeuta, l’iscrizione nell’apposito elenco dell’Ordine. Noi siamo in Toscana quindi verrebbe normale consultare l’Ordine degli Psicologi della Toscana ma non è detto, uno Psicologo potrebbe operare in Toscana ma essere iscritto in un’altra regione. Consultando quindi l’Ordine Nazionale non si sbaglia. Se poi non riusciamo proprio a trovare il professionista potrebbe essere utile contattare la segreteria dell’Ordine.
Questo perché ad oggi c’è molta confusione fra le varie figure professionali, non è la prima volta che durante un primo colloquio alla domanda “E’ mai stato da qualche altro Psicologo?” la risposta è “si” ma poi da approfondimenti risulta che il professionista in questione non lo era. Questo ovviamente non è responsabilità del cliente ma
la confusione di ruoli non facilita il successo terapeutico…. figuriamoci per un primo colloquio psicologico!
E’ vero anche che i titoli di per sé non fanno il bravo psicologo, ma garantiscono che egli abbia compiuto un percorso formativo con una durata e una serie di contenuti precisi. Inoltre si ha la garanzia di essere tutelati, in caso di comportamenti scorretti, dal Codice Deontologico a cui si rifanno tutti gli psicologi.
Il primo incontro con lo psicologo è di fondamentale importanza: è l’inizio di una nuovo rapporto umano.
E’ essenziale potersi trovare a proprio agio, accolti e capiti.
Nel primo incontro ci si conosce, si sperimenta una relazione con un professionista dove ciò che conta più di tutto è l’empatia. Lo Psicologo è un professionista, questo è vero, ma è anche una persona con la propria soggettività e le proprie caratteristiche di personalità. Per iniziare un percorso psicologico condiviso, anche solo per un primo colloquio,
è importante sentire una certa sintonia e la sensazione di sentirsi capiti.
Se invece la sensazione è di disagio è importante non sottovalutarla ma darle cittadinanza dentro di noi e perché no… cambiare professionista!
Attenzione però perché a volte nel cambiare troppo spesso professionista potrebbe nascondersi la famosa profezia che si auto avvera “Vedi… sono talmente messo male che nessuno può aiutami”. Sta allo Psicologo captare tale pensiero e gestirlo con gli strumenti psicologici adeguati.
Molte saranno le emozioni provate: prima, durante e dopo.
Molte saranno contrastanti fra loro: preoccupazione, paura, rabbia, tristezza, fiducia, smarrimento…
Il più delle volte non ci saranno esami clinici a parlare per voi come quando si va da un medico specialista, sarete voi stessi a raccontare il vostro problema, è importante quindi sentirsi liberi di esprimere quello che sentite, e se avrete delle difficoltà lo psicologo potrà guidarvi approfondendo alcuni argomenti per comprendere meglio il vostro disagio.
E’ importante chiedersi:
Come mi sono trovato?
Mi sono sentito libero di parlare?
Mi sono sentito ascoltato?
Qual’e la sensazione più vivida che mi porto via alla fine dell’incontro?
E’ importante sapere che non basterà un unico colloquio per aver chiaro il quadro della situazione; spesso infatti sono necessari più incontri.
La definizione del problema richiede tempo e dipende da diversi fattori (la natura del problema, , la modalità con cui lo psicologo si approccia la situazione, etc..) ed è essenziale per fornire allo specialista gli elementi per un’ accurata valutazione al fine di formulare un intervento con degli obiettivi condivisi.
Per fidarsi di una persona ci vuole tempo, ciò non è diverso anche quando si sceglie uno specialista.
Non è detto poi che si debba decidere subito se intraprendere un percorso con uno specialista.
E’ importante lasciare il tempo al sentimento di fiducia di crescere; in qualche modo lo Psicologo sa che è il cliente a scegliere e spesso questa scelta avviene per dei parametri sempre diversi e poco certi.
C’è un processo da rispettare e quindi diventa fondamentale lasciare il tempo e non mettere fretta.
Mettersi in discussione di fronte ad un professionista e a se stessi non è mai scontato. Quando si decide di farlo significa che abbiamo già fatto molto lavoro in questa direzione e forse è giunto il momento di non rimandare più.
Ma cosa resta allora dopo un primo colloquio con lo psicologo?
Spero che possa rimanere almeno un po’ più di consapevolezza e libertà di scelta.
Questo è quello che di meglio mi auguro!
Dr.ssa Federica Vannoni
PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA