“La strada verso casa” romanzo di Fabio Volo


Il dramma delle demenze in "La strada verso casa" di Fabio Volo
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E’ così che Fabio Volo ci racconta la demenza nel suo nuovo romanzo “La strada verso casa”

Questo nuovo romanzo di Fabio Volo racconta la storia di due fratelli che gli eventi costringono ad avvicinarsi. Fra le pagine del libro troviamo la descrizione semplice, calzante e a volte ironica di che cosa significa dover affrontare una malattia che con grande maestria  inverte i ruoli genitori/figli: la DEMENZA

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... Si svegliava più o meno verso le sei e chiedeva la colazione. A volte lo faceva durante la notte, apriva gli occhi convinto che fosse mattino, e ad alta voce diceva: “Portatemi la colazione”. “Papà è presto, dormi” rispondeva uno dei due figli dall’altra stanza. Lui lentamente si calmava e si riaddormentava.

Il rito della colazione consisteva in caffellatte e cinque biscotti, non quattro e non sei, non rotti.

Dovevano essere cinque e integri.

Spesso era Andrea che si assumeva il compito di preparargliela e servirgliela, prima di andare in ufficio. Verso le nove arrivava Sonia, lo vestiva, lo aiutava ad alzarsi e gli portava il deambulatore, lui si trascinava fino alla sedia in salotto e lei gli accendeva la televisione.

Tutto avveniva senza dover chiedere nulla, senza domande, senza risposte. Era così.

Le  uniche  parole erano dei convenevoli, frasi di cortesia, ma per le cose da fare nella vita viaggiavano su un binario dove era già tutto stabilito.

Al mattino c’erano due programmi televisivi che lui voleva assolutamente vedere. Anche se non seguiva ciò che dicevano, anche se non capiva, ne era ipnotizzato.

La TV era il chewing-gum del suo cervello. Quel ruminare di parole senza significato lo tranquillizzava.

Il pomeriggio guardava un film in DVD. Sempre lo stesso: Il massacro di Forst Apache con John Wayne….

… Finito il film, Marco e Sonia aiutavano il padre ad alzarsi e a tornare a letto. Verso le 6:30 cenava. Era Marco a dargli da mangiare, Sonia se ne andava dopo avergli preparato la cena, il suo turno era finito. …

… Una mattina dopo colazione iniziò a dire che voleva andare a casa. “Papà sei già casa”

rispose Marco, ma il padre insisteva “Portatemi a casa, portatemi a casa”. Allora Marco usando il deambulatore lo portò in ascensore, insieme scesero al  pianoterra poi risalirono. Il percorso verso casa lo aveva convinto e tranquillizzato. Quando si sedette in poltrona davanti alla televisione, non disse più nulla.

Per la maggior parte del tempo era dolce, gentile, sereno. Solo quando si inceppavano il ritmo e la liturgia cadenzata delle sue abitudini, diventava nervoso e aggressivo.  Quando alzava la voce o diceva cose violente e offensive era uno dei momenti più difficili da gestire. E non tanto perché lo offendesse o lo maltrattasse, ma perché

quel comportamento era così lontano dal  modo di essere di suo padre che Marco capiva con sofferenza quanto fosse invadente la malattia che portava dentro,  quanto fosse forte il mostro che lo possedeva.

Erano crisi violente. Eppure lui era sempre più fragile.  …

… Andrea e  suo fratello ormai erano diventati i genitori, il padre un figlio bambino. Un bambino che viveva al contrario, ogni giorno disimparava qualcosa, anche i gesti più elementari: allacciarsi le scarpe o la cintura, soffiarsi in maniera corretta il naso, usare le posate. Dimenticava i nomi delle cose e quelli delle persone.

Quando qualcuno gli chiedeva come si chiamasse, rispondeva dicendo cognome e nome come un bambino all’appello in classe: Bertelli Luigi.

  “LA STRADA VERSO CASA” di Fabio Volo ed. Mondadori

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Chi sta affrontando questo dramma può trovare un valido aiuto in questo manuale

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Dove si ricorda: “Quando la malattia è una demenza sono molte le variabili in gioco: ci sono risvolti pratici (per es. sistemi di sicurezza da adottare in casa, interventi di semplificazione dell’ambiente); ci sono aspetti esistenziali (per es. quanto tempo resta per me che mi prendo cura del malato?); ci sono fattori psicologici (l’ansia di non capire che cosa il malato vuole comunicarmi, le resistenze ad accettare questa malattia); ci sono risvolti organizzativi (tempi da dedicare alla sorveglianza, tempi da dividere fra il malato e gli altri componenti della famiglia); ci sono aspetti sociali (i vicini cosa diranno dei comportamenti del malato? come faccio a portarlo con me al supermercato dato che negli spazi aperti si agita molto?). E tutto questo svolge un ruolo fondamentale nell’orientare i comportamenti di chi assiste nei confronti del malato, nel fare riemergere conflitti interpersonali che sembravano assopiti o superati, nell’innescare modalità di rapporto che non si sarebbe mai immaginato potessero nascere fra persone che si sono sempre volute bene.”

La forma di demenza più conosciuta è l’Alzheimer

Nella nostra città, a Prato, si possono trovare informazioni presso A.I.M.A. Prato (Associazione Italiana Malattia Alzheimer) in via Banchelli n°62/a

 

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