Come lo psicologo può motivare e sostenere il lavoro degli insegnanti partendo dall’osservazione


osservazione delle dinamiche di classe a scuola
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Ultimamente vedo in alcune  scuole una grande sperimentazione di metodi nuovi e/o innovativi proposti da canali formativi differenti nel tentativo di voler analizzare, affrontare,  risolvere difficoltà di apprendimento, comportamentali ed emotive.

Ciò è davvero lodevole anche se non è la prima volta che arrivando a Maggio mi sento dire dalle insegnati “le abbiamo provate davvero tutte, esperti in classe, laboratori di potenziamento, token economy,  ma la situazione in classe non è affatto cambiata, anzi sembra quasi peggiorata, ma com’è possibile“!

Anche se qualcosa fosse cambiato, le insegnanti non sarebbero in grado di osservarlo perché fin dall’inizio probabilmente si sono buttate su un unico grande, magico obiettivo: risolvere il problema,  prima di dedicare del tempo utile  ad un’osservazione accurata e alla scelta degli obiettivi di lavoro.

Anche se è vero che la formazione su nuove strategie e didattiche è molto utile, in realtà è difficile pensare che un cambiamento profondo possa avvenire solo attraverso un corso di formazione fatto ad inizio anno, poiché dalla teoria alla pratica sono presenti uno tsunami di variabili impreviste pronte a rendere il programma di lavoro  ancora più difficile nella sua gestione pratica.  Per questi motivi le “tecniche” psicoeducative da sole non possono funzionare.

La relazione di fiducia e di cooperazione con uno psicologo con esperienza di lavoro nelle scuole e un buon metodo di lavoro possono fare davvero la differenza. 

Vediamo come.


 

Tutte le volte che si interviene su una situazione problematica di una classe prima di tutto c’è l’osservazione.


 

L’osservazione si divide in occasionale e sistematica.

Sono fasi fondamentali alle quali va dedicato tantissimo tempo. Spesso se si inizia a Settembre si va anche fino a Natale.

Vediamone i passi:

OSSERVAZIONE OCCASIONALE

Viene osservata una situazione senza griglie, strumenti o particolari obiettivi.  Questa osservazione assomiglia molto a quella che alcuni insegnanti fanno sui propri allievi, ad es. Matteo non sta mai seduto, Sara interrompe continuamente la lezione, Luca pensa ai fatti suoi.

L’osservazione occasionale permette di farsi una prima idea delle caratteristiche di un bambino o di una classe, dei suoi problemi, degli obiettivi sui quali si potrebbe iniziare a lavorare.

Questa osservazione, sulla base della quale le insegnanti chiedono spesso a noi psicologi una tecnica, un modo per risolvere questi problemi purtroppo non basta.

Ci vorrebbe davvero la bacchetta magica…. a volte penso che se fosse stato così semplice probabilmente le insegnanti avrebbero già trovato un modo!

Il suo limite infatti è che i comportamenti sono descritti in modo impreciso e con un tipo di pensiero dicotomico tipo “non sta mai seduto” pericoloso e poco utile ai fini dell’intervento.

FORMULAZIONE DELL’OBIETTIVO

Alla fine dell’osservazione occasionale è fondamentale formulare un’obiettivo osservativo per l’osservazione sistematica.

Questa è una fase delicata poiché è fondamentale che l’obiettivo sia piccolo, circostanziato, ragionevole e operazionale: cioè traducibile in operazioni che possano essere osservate in modo univoco e misurabile. Es: rispettare il turno di conversazione, diminuire le uscite di Marco dall’aula ecc.

Un’obiettivo come “interiorizzare le regole dell’autocontrollo” invece non ci aiuta poiché non è affatto misurabile.

In questa fase è compito dello psicologo aiutare le insegnanti a trasformare le etichette e operazionalizzare i comportamenti, a volte ci vogliono mesi.

OSSERVAZIONE SISTEMATICA

Attraverso l’OSSERVAZIONE SISTEMATICA il comportamento da sottoporre ad analisi viene osservato attraverso degli strumenti che ne consentono la quantificazione.

Viene scelto un parametro di misurazione: frequenza, durata o intensità. L’osservazione sistematica insegna a concentrarsi su pochi comportamenti e solo su quelli destinati all’intervento. In questo modo l’insegnante impara a non farsi delle aspettative irrealistiche. Se durante un’intervento sull’iperattività l’insegnate scopre che la frequenza dell’alzarsi dal banco è scesa da 25 a 12 volte, probabilmente sarà contento, rinforzerà il suo allievo e ne sarà rinforzato lui stesso.

E’ qui che può cambiare l’atteggiamento dell’insegnante.
E’ qui che l’insegnante diventa un rafforzatore credibile!

Quante volte mi sono sentita dire

noi bravo glielo diciamo sempre! Lo incoraggiamo…. che crede!”,

ed io ci credo, ci credo davvero!

Il punto è che dal non verbale passano molti messaggi e se io con le parole dico “bravo!” ma nella mente penso “ecco, e ora che l’hai fatto guarda di ricordartene!” oppure “ti ci voleva tanto!” quel bravo perderà di efficacia! A maggior ragione se nella mente non ho ben compreso il  miglioramento che quel bambino con tanta fatica ha raggiunto c’è il rischio  che senza rendersene conto l’insegnante cambi l’obiettivo

“ora che ti controlli di più potresti anche scrivere meglio, fare meno confusione e startene un po’ più calmo”

firmando così la propria eterna condanna di insegnante insoddisfatto.


La propria insoddisfazione non  permetterà all’insegnante di rinforzare l’allievo che pure lo meriterebbe.


 

Un altro aspetto da tenere conto durante l’osservazione è l’ANALISI FUNZIONALE

ANALISI FUNZIONALE

Quando l’obiettivo è di tipo comportamentale è di fondamentale importanza mettere in relazione il comportamento osservato con le situazioni antecedenti che probabilmente lo hanno provocato e le conseguenze che potrebbero mantenerlo in futuro o mandarlo in estinzione. Mentre l’osservazione sistematica mira alla quantificazione del comportamento (Giulia disturba verbalmente 25 volte in 60 minuti di osservazione), l’analisi funzionale cerca di capire per quali ragioni certi comportamenti si manifestano e quali sono i rinforzatori che li mantengono.

Molto spesso la sola comprensione della funzionalità dei comportamenti adeguati e inadeguati offre già indicazioni preziose per la messa a punto di interventi psicoeducativi efficaci che già l’insegnante possiede o che in modo creativo riuscirà a farsi venire in mente. Anche in questo caso è di fondamentale importanza che lo psicologo rinforzi l’insegnante ad operazionalizzare l’intervento senza perdere di vista l’obiettivo perché solo se si è rinforzati positivamente e si vive il rinforzo positivo si impara a guardare in modo nuovo.

Dove rinforzare significa “prendersi cura”.

 

Per approfondimenti teorici consiglio questo libro:

Formazione, ricerca e interventi psicoeducativi a scuola.

Storie di cooperazione tra psicologi e insegnanti

Fabio Celi, Daniela Fontana McGraw-Hill

 

Dott.ssa Federica Vannoni

Psicologa Psicoterapeuta

 

 

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