Perché No non è una risposta


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“Perchè No” non è una risposta!

Quante volte ve lo siete sentiti dire? Quante volte lo avete detto? Abbiamo assistito ad un  breve dialogo tra madre e figlio, più o meno sui 6 anni a giudicare dal fatto che ancora sedeva nel seggiolino posteriore della bicicletta della mamma. L’incontro è avvenuto sulla pista ciclabile, quindi giusto il tempo di immaginare, andando nelle due direzioni opposte,  la risposta del bambino al tono innervosito della mamma che ripeteva: “Perché No non è una risposta!”

“Perché No”: e se fosse una risposta?

Ci siamo domandate: perché non possiamo considerarla una risposta? Ci siamo subito dette che non vogliamo considerarla come una risposta perché in realtà è una risposta “sbarrante” che non apre al  dialogo, ad un confronto, ad un racconto. E’ un escamotage per evitare un argomento, cercando di mettere un punto senza permettere ad altre indagini di farsi spazio. Abbiamo provato ad  immaginare il prosieguo del dialogo dei due protagonisti in bicicletta, immaginando di fatto queste due opzioni:

1) un secco broncio e chiusura del discorso, dal punto di vista (in questo caso del bambino) di chi sostiene la tesi che  “perché no” sia una risposta a tutti gli effetti , che esprime una opinione nel non voler proseguire, argomentare, spiegare, raccontare.

2) oppure quel riconoscere di aver usato il “jolly” (sempre dal punto di vista del bambino) per far capire che l’argomento trattato non è piacevole da approfondire per poi lasciarsi convincere che, superata  e confidata! la fatica di dare spiegazioni, la voce che insiste in cerca di una risposta è lì per ascoltarci, sostenerci, aiutarci.

“Perchè No” come risposta eloquente:

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Diamo ora il ruolo del protagonista al genitore, che si sente arrivare la fatidica frase “Perché No!” e che da questa possa già imparare a leggere che qualcosa di scomodo sta succedendo nella mente piccola del bambino.

Ecco la riflessione che vogliamo attivare: quando riceviamo la risposta “Perché No!” da un bambino, sappiamo già che quell’argomento avrà bisogno di un tempo dedicato perché probabilmente  le emozioni che vi sono legate sono scomode, a volte potrebbero ancora non essere così conosciute dal bambino che le sta provando, per cui la reazione automatica di difesa che viene attivata è quella dell’evitamento.

Accipicchia allora quanto è già è racchiuso in un “Perché No!” Abbiamo pensato, alla luce di queste riflessioni, anche una terza opzione di dialogo tra la nostra mamma e il suo bambino in bicicletta:

3) “Va bene, capisco. Ora non hai voglia di parlarne. Proverò a richiedertelo tra un po’.” “Si esatto, ora proprio non mi va…” “Almeno sai dirmi perché non ti va?” “Perché non so come fare a chiedere scusa a Mattia!… possiamo parlarne domani, mamma?” ;)

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