Quali NO servono?


Una regola non rispettata non è una regola
NO
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Imparare a dire NO

“Che fatica dire di NO! Iniziare un iter di spiegazioni, attivare compromessi, fare appello alle regole, spesso nemmeno troppo condivise con l’altro genitore, la paura di sembrare poco disponibili verso i figli e i sensi di colpa di non saper gestire bene il poco tempo che dedichiamo ai figli.” Me lo hanno detto Sara e Luca, ieri in studio. Ma se penso a Ilaria e Andrea, genitori di Matilde, potrebbe anche essere una loro frase, un loro pensiero.

Tutti conoscono nella teoria il valore del NO. Ma troppo spesso TEORIA rimane.

“Eppure lo so che  i “no” sono indispensabili per educarli e renderli autonomi. Infatti io cerco di dare regole, ma loro tanto non le rispettano. Dottoressa, come possiamo fare? Quali sono i No che servono e che dovrei riuscire a far rispettare?”

Mi sono messa a pensare, una continua ricerca se davvero si vuole fare questo nella vita: conciliare le preziose teorie con le preziosissime famiglie che incontriamo. E mi sono girata la domanda.

Quali no servono?

Ho trovato un articolo molto ampio, Dire “no” aiuta i bambini a crescere, sul sito uppa.it, che ho letto con interesse soffermandomi sopratutto sui No nelle diverse  fasi della vita, di cui con piacere condivido alcuni passaggi.

Non si tratta di no arbitrari, estemporanei, reattivi:  i no che servono nascono da un progetto educativo chiaro, e condiviso il più possibile tra i genitori, e hanno l’obiettivo di perseguirlo. Sono i no che ci consentono di dare ai figli un’informazione precisa: “No, non è il momento …”, “No, questo non puoi farlo …”, ma al tempo stesso di mantenere la relazione, di restare in una prospettiva di apertura e di ascolto. Il no ha una funzione regolativa e di indirizzo che si integra bene con la componente affettiva e di legame con i figli. La conflittualità, i litigi, ci permettono di accorgerci che il gioco sta funzionando e che i  genitori sono al posto giusto.

I “no” nelle diverse fasi di vita

I no che servono alla crescita dei  figli spesso non coincidono con i no che piacciono ai  genitori. Sono diversi a seconda dell’età dello sviluppo e rispondono a precise esigenze di crescita e individuazione.

Divieto

Nella prima infanzia il no è quello del divieto.

Il bambino o la bambina comincia a esplorare il mondo e incontra pericoli o attiva comportamenti che vanno educati, come i famosi “morsicatori” degli asili nido che purtroppo saggiano le guance altrui con i loro dentini aguzzi. Questi no, detti in modo chiaro, immediato e rassicurante, aiutano i bambini a costruirsi una segnaletica di base nel loro muoversi nello spazio. Sono semplici, privi di complicazioni, e non richiedono numerose quanto inutili spiegazioni per lo più incomprensibili ai piccoli.

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Limite

Tra la prima e la seconda infanzia i no sono quelli del limite.

Si tratta di un’età in cui progressivamente la centratura sul sé del bambino si evolve nelle relazioni tra i pari e nel rapporto con la realtà anche scolastica. In questa fase i no arginano e danno misura alle energie e alla sensazione di onnipotenza sul mondo. Sono no che producono frustrazione, ma in questo senso fondamentali per aiutare i bambini a cogliere i limiti delle proprie possibilità e attivare nuove risorse e competenze. Imparare a gestire la frustrazione che nasce dall’incontro con l’altro è una capacità fondamentale e protettiva per il futuro.

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Regola

Nella seconda infanzia e nella preadolescenza il no è quello della regola:

Consente di consegnare ai ragazzi la bussola per orientarsi nel mondo. Si tratta di un no più complesso degli altri, che punta verso l’autonomia. Erroneamente alcuni pensano ancora che le regole siano limiti alla libertà personale, e invece ogni volta che diamo una regola creiamo uno spazio di separazione e definiamo degli ambiti di possibile esercizio della libertà, consentendo lo sviluppo dell’autonomia.

Resistenza

Nell’adolescenza invece il no è quello della resistenza.

È un no che serve ai ragazzi per aiutarli a scoprire e portare avanti il proprio progetto di vita. Si tratta di mettere dei filtri, dei vincoli, da un lato perché la spinta verso l’autonomia non si tramuti in fuga da se stessi, dall’altro per aiutarli ad accorgersi di ciò che davvero si sta facendo. È un no difficile perché si manifesta spesso attraverso la conflittualità e richiede coraggio e capacità di interrogare e interrogarsi per mettersi davvero in ascolto dei nostri figli. Non possono più esserci no imposti o calati dall’alto ma occorre una negoziazione e la capacità di lasciar andare.

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Attivarsi in prima persona

Mettetevi alla prova cari genitori! Diventate complici dell’altro genitore, edificate insieme delle regole della vostra casa, così da attivare un terzo genitore sempre di sostegno e lavorate sul rispetto delle regole che sapranno dare certezze, previsioni di quello che accadrà e sapranno contenere.

Cosa vi consiglio di leggere:

Fanno parte della mia biblioteca, spesso li presto.

Genitori, grandi maestri di felicità, Bollea

I no che aiutano a crescere, Phillips

Se mi vuoi bene, dimmi di no, Ukmar

I No per Amare, Juul

 

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